domenica 18 dicembre 2011

Sfratti di natale


SFRATTI DI NATALE



Frenesia di Natale, luminarie accese, eppure l’emergenza abitativa nel novarese si aggrava ogni giorno di più. Infatti solo nel mese di dicembre avranno luogo circa 125 sfratti esecutivi. E questo significa che 125 famiglie si ritroveranno a trascorrere le feste senza una casa. La maggior parte di queste famiglie presenta molti problemi, lavorativi e di salute. In molti casi all’interno della famiglia sono presenti diversi figli a carico, altri in arrivo, e la situazione occupazionale è sempre più devastante. Sempre più spesso si pone il drammatico problema di operare una scelta, tra pagare l’affitto o portare a casa qualcosa da mangiare.
In tutto ciò le risposte del comune sono pressochè nulle. Non si fanno scrupoli a sfrattare queste famiglie, mettendo in mezzo alla strada anche malati, anziani, bambini e donne incinte.
Eppure la città di Novara è piena di case sfitte, murate, vuote. Noi ancora una volta ci chiediamo perché questa situazione sia così difficile da risolvere.

LA CASA E’ UN DIRITTO, NON UN LUSSO!

SPORTELLO ANTISFRATTO ogni venerdì ore 17,30 / 18,30 in via Calvari 12/B
3494053300
Laboratorio-a.blogspot.com


ABITARENOVARA


Presidio martedì 20 dicembre ore 09.30 in piazza Matteotti

venerdì 16 dicembre 2011

Presidio antirazzista

Sabato 17 Dicembre
Presidio ore 15 piazza Cavour Novara

 
I fascisti, sempre loro


L’infame strage di immigrati compiuta a Firenze dal neofascista negazionista, “simpatizzante”  di Casa pound italia, Gianluca Casseri, non fa che confermare ciò che denunciamo da anni, ciò per cui spesso, nelle nostre città, veniamo denunciati dalle “forze dell’ordine”: il clima di minaccia e di intimidazione da parte di gruppi neonazisti e fascisti ad antagonisti, immigrati, diversi in genere. Questa volta ci “sono scappati” morti  e feriti.
Insieme all’altrettanto infame rogo al campo rom della Continassa a Torino di sabato scorso, conferma le nostre paure e ci pone alcune domande alle quali vorremmo provare a dare risposte.

Il razzismo
“Italiani brava gente”, è stato il motto che per anni abbiamo sentito ripetere fino alla noia. Italiani brava gente appunto: di volta in volta si è trovato il capro espiatorio; negli anni ’60 erano gli immigrati meridionali nelle grandi città del nord, i sempre attuali nomadi (gli “zingari” rom o sinti che siano), i marocchini, gli albanesi e così via. A seconda delle necessità di questa o quella parte politica. Così negli anni gli immigrati sono diventati moneta di scambio per il voto, con l’istituzione dei famigerati Cpt (Centri di permanenza “temporanea”, i lager istituiti dalla legge Turco-Napolitano), ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione istituiti dalla legge Bossi-Fini), al “Pacchetto sicurezza” Maroni. In poche parole: gli immigrati e le immigrate sono utili solo per lavorare in nero nella raccolta degli ortaggi al sud, nell’edilizia al nord, nelle nostre case come badanti e, una volta sfruttati, “fora di ball”. A questo va affiancata l’istituzione del reato di clandestinità, che ha contribuito, nella percezione generale, all’equazione immigrato=clandestino=delinquente. In un periodo di recessione, la precarizzazione delle nostre vite e l’utilizzo della paura come strumento di consenso e di controllo, la miscela diventa esplosiva e chi soffia sul fuoco trova terreno fertile nelle città e nei quartieri in cui le contraddizioni sono più stridenti.

Il neofascismo
Da anni, sotto diverse sigle e in diverse forme i neofascisti italiani si stanno organizzando. Da Casa Pound a Forza Nuova alla Lega Nord, i nomi e le parole d’ordine si incrociano e si sovrappongono. Loschi personaggi che arrivano da un oscuro passato (possiamo ricordare, tra gli altri, Franco Freda e Giovanni Ventura, riconosciuti responsabili, tra l’altro, della strage di piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969) sono ancora punti di riferimento, insieme ai vari Evola e soci, sostenitori di amenità quali la superiorità della razza (ma per favore…), della guerra etnica e dell’europa nazione. La cosa più grave è che spesso sono stati coperti, “coccolati” se non addirittura foraggiati dalla ex destra di governo che ha dato sostegno, mezzi e spazi pubblici, se non addirittura candidature a picchiatori fascisti di professione, nuovi e vecchi (vedi, tra l’altro, a Milano e a Roma).
Nella fattispecie, le tre sigle sopracitate si sono spesso distinte per campagne razziste e aggressioni squadriste. Casa Pound, (i “fascisti del terzo millenio”) in maniera ancora più subdola dice tutto e il suo contrario, confonde le idee e, nella sostanza, non manca di mostrare il suo volto squisitamente fascista. D’altra parte, in questi anni, le “forze dell’ordine” non hanno mancato di condurci in tribunale, nelle occasioni in cui, davanti al dilagare di queste formazioni nelle nostre piazze, ci siamo posti come inevitabile argine.

Facciamo appello a tutti gli antirazziste/i e agli antifasciste/i a mantenere alta la guardia, a fare pressione perché prima di tutto da un punto di vista culturale e solidale, poi, da un punto di vista militante, si ostacolino, fino all’estinzione il razzismo e il fascismo, conseguenze inevitabili di una società assolutamente priva di giustizia sociale.


Antirazziste/i antifasciste/i novaresi

giovedì 15 dicembre 2011

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

Giuseppe Pinelli nato a Milano il 21 ottobre del 1928, nel 44/’45 partecipò come staffetta alla Resistenza Antifascista come staffetta delle Brigate Bruzzi e Malatesta.
Anche dopo la fine della guerra resta molto attivo e convinto partecipando alla crescita del movimento anarchico a Milano.
Nel 1965 è tra i fondatori del circolo “Sacco e Vanzetti” chiuso poi nel 1968 per uno sfratto, il 1° maggio dello stesso anno venne inaugurato il circolo “Ponte della Ghisolfa” attivo tutt’ora.
Dopo gli arresti di anarchici per le bombe esplose il 25 aprile 1969 alla stazione centrale e alla fiera campionaria di Milano, nell’ambito della Croce Nera Anarchica, Pinelli s’impegna nella raccolta di pacchi di cibo, vestiario e libri da inviare ai compagni in carcere (ovviamente poi tutti assolti nel 1971).
Il 12 dicembre del 1969 viene portato nei locali della questura di Milano per la strage di Piazza Fontana. Tre giorni dopo fu “suicidato”, lanciato, giù dal 4° piano della questura dove da tre giorni era in corso l’interrogatorio portato avanti dal commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno presenti nella stanza al momento del “suicidio” di Pinelli, i presenti poi saranno tutti elevati di grado per “meriti”.
Il questore Marcello Guida, nel 1942 uomo di fiducia di Benito Mussolini, 20 minuti dopo, dichiara che il Pinelli si è suicidato e che il suicidio è un’ammisione di colpevolezza perché "l'alibi era crollato".
La tesi del suicidio fu portata avanti da 3 versioni ufficiali, avvallate dalla magistratura:
Nella prima versione Pinelli senza essere visto durante una pausa dell’interrogatorio si alza, si stiracchia e poi con un “balzo felino” si getta dalla finestra. (balzo felino come dichiarato dal questore di Milano per descrivere l’accaduto).
Nella seconda versione Pinelli invece si alzò per stiracchiarsi e si avvicinò lentamente alla finestra come per prendere una boccata d’aria, aprì la finestra e si lanciò di sotto, stavolta è stato visto e i presenti hanno provato a fermarlo senza successo.
Nella terza versione sempre data dalla polizia Pinelli si alza per stiracchiarsi, si dirige lentamente verso la finestra come per prendere una boccata d’aria e apre la finestra per lanciarsi di sotto, anche stavolta viene visto ma non riescono a fermarlo ma nel tentativo di bloccarlo ad un’agente resta in mano una scarpa di Pinelli.
Tre tesi un po’ contrastanti e con molte lacune… L’ultimo giorno Pinelli alla mattina incontra la madre, era tranquillo e sereno, sicuro di uscire perché non c’era nulla a suo carico. Nella sera sente anche la moglie dicendogli di rintracciare un libretto ferroviario che certificava un viaggio compiuto da Pinelli, una prova a suo favore.
Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga m. 3,56x4,40 e contenente vari armadi e scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. La stranezza è che la finestra fosse aperta, trattandosi di dicembre e di notte. Pinelli cade scivolando lungo i cornicioni. Aldo Palumbo, cronista dell'Unità, mentre cammina sul piazzale della questura sente un tonfo poi altri 2 ed è un corpo che cade dall'alto, che batte sul primo cornicione del muro, rimbalza su quello sottostante e infine si schianta al suolo per metà sul selciato del cortile per metà sulla terra soffice dell'aiuola. Non si è dato quindi nessuno slancio. Egli cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato. Aveva tutte e due le scarpe quando fu trovato nel cortile della questura.

Giuseppe Pinelli, assassinato per coprire una strage di Stato (la strage di Piazza Fontana), perché era un testimone scomodo.
Ucciso perché anarchico

“A Giuseppe Pinelli ferroviere anarchico ucciso innocente
 nei locali della questura di Milano il 16-12-1969”