giovedì 15 novembre 2012

notav

In questi ultimi due giorni si è avuto un piccolo esempio di cosa potrebbe voler dire aprire cantieri Tav nella cittadina di Susa.
Lunedì notte uno spiegamento spropositato di forze dell’ordine ha accompagnato tre trivelle  in zona autoporto di Susa.
La statale 24 chiusa per un lungo tratto, idem l’autofrejus in carreggiata di discesa. Per tutto il giorno il traffico impazzito si riversava dentro Susa e Bussoleno creando disagi notevoli a cittadini e lavoratori. Blindati e new jersy in mezzo alla strada con cordoni di polizia e carabinieri a bloccare la normale viabilità. Chissà cosa avranno pensato i sindaci dell’alta valle, con alle porte la stagione sciistica, nel vedere gli uomini in divisa chiudere le strade che portanto alle montagna olimpiche….
Nel tardo pomeriggio di ieri la risposta dei valsisini è stata come sempre importante.
Prima il corteo di 400 persone che è arrivato a ridosso delle trivelle eludendo i blocchi, e poi, dalle 22 in avanti, il blocco totale della A32 fino a notte fonda, obbligando così le forze dell’ordine a ritardare notevolmente il cambio notturno passando dal Sestriere.
Questa sera, invece, dalle 19 in avanti, dopo una semplice battitura ai new jersy, hanno pensato bene di scaricare una quantità impressionante di lacrimogeni tra statale 25 e autostrada, con i gas che arrivavano nei cortili e nelle case. Ancora un’ ora fa l’area di San Giuliano era avvolta da una fitta nebbia velenosa che stava mettendo in serio pericolo gli automobilisti, gli autisti dei tir, gli abitanti della borgata e i manifestanti che, comunuque, continuavano a resistere determinati
Constatiamo ormai con chiarezza che per lo stato italiano la Valle di Susa è considerata un territorio straniero da occupare e militarizzare con ogni mezzo necessario.
In Afghanistan si “importa” la democrazia a suon di armi e in Valle si importano le “Grandi opere” sempre a suon di armi.
Alle esigenze e al sentire delle popolazioni locali si risponde con la violenza dei militari e dei loro mezzi da guerra.
Ma la storia insegna che i popoli sotto colonizzazione si sono stretti tra loro cementificando i loro legami per poi sviluppare quel sano anticorpo chiamato resistenza diffusa.
Resistere è la parola che unisce, e quelle resistenze sono durate fino a che l’invasore, stanco e demotivato, ha tolto il disturbo.
In Valle di Susa più passano gli anni e più quell’idea di resistenza si propaga: dai bambini ai giovani studenti fino ad arrivare agli anziani.  Un intera popolazione che da venti anni difende con le unghie e con i denti la propria terra e il proprio futuro.
Sappiamo che è dura, ma sappiamo anche come andrà a finire.
Indietro non si torna

giovedì 1 novembre 2012

Presidio

Sabato 3 novembre, alle ore 15.00 in pazza delle erbe presidio contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti,contro tutte le fabbriche di armi

   
IL 4 NOVEMBRE NON SI FESTEGGIA

Nessuna festa il 4 novembre: una data da ricordare con orrore. I militaristi celebrano la cosiddetta vittoria nella prima guerra mondiale: un macello senza precedenti che, tra l'altro, ha aperto le porte, nel nostro paese, ad un insolito nazionalismo guerrafondaio ed all'affermazione del regime fascista.
Oggi come allora diverse forze politiche non smettono di glorificare la guerra chiamandola ipocritamente “missione di pace”. Oggi i soldati italiani sono impiegati in diversi teatri di guerra: in Libano, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Afghanistan, Rafah, Uganda, Golfo di Aden e Bacino Somalo, nei paesi del Corno d'Africa. Dalla storia molti non hanno ancora imparato che le armi schierate sui campi di battaglia portano sempre morte e dolore.
E l'Italia continua ad armarsi, pure in tempi di crisi. Si semina morte e si sprecano risorse sui campi di battaglia o per prepararsi a guerre future. Tanto per fare qualche esempio: ormai si sa che ben più di 15 miliardi di euro saranno presto spesi per comprare 90 cacciabombardieri F-35 (e già quasi 3 miliardi sono stati spesi per avviare il progetto e per costruire lo stabilimento dentro l'aeroporto militare di Cameri); e poi le altre spese in armamenti: più di 18 miliardi di euro per 121 caccia Eurofighter in previsione fino al 2018, quasi 4 miliardi di euro (fino al 2018) per 100 elicotteri di trasporto tattico Nh-90, 1,39 miliardi di euro (fino al 2016) per la nuova portaerei Cavour, 1,5 miliardi di euro (fino al 2015) per due fregate antiaeree della classe Orizzonte, 5,68 miliardi di euro (fino al 2019) per 10 fregate europee multimissione Fremm, 1,885 miliardi di euro (fino al 2016) per quattro sommergibili U-212, 1,5 miliardi di euro (fino al 2013) per 249 veicoli blindati medi Vbm 8x8 Freccia.
Per noi tutto ciò è mostruoso, come è mostruoso pensare di creare sviluppo economico con la produzione di armi da parte di gruppi industriali come Finmeccanica. E intanto si tagliano le spese sociali.

CONTRO TUTTE LE GUERRE
CONTRO TUTTI GLI ESERCITI
CONTRO TUTTE LE FABBRICHE D'ARMI

MOVIMENTO NO F-35

martedì 23 ottobre 2012

24 ottobre 1944


ECCIDIO DEL 24 OTTOBRE 1944 - Novara, Piazza Crispi “ora Piazza Martiri”
e Piazza Cavour

24 ottobre 1944


Quella mattinata si verificò uno scontro fra i partigiani di "Taras" e "Andrej" e la squadraccia" di Martino. Il combattimento si concluse con il successo dei partigiani e con la perdita di sei uomini da parte fascista. Rientrato a Novara, Martino, anch'egli ferito, preparò immediatamente la vendetta.
prelevarono dal carcere Mario Soldà, coducendolo Castelletto di Momo, dove fu impiccato , insieme a lui furono uccisi anche Piero Protasoni, Giovanni Erbetta e il georgiano Tateladze Sicor, furono bruciate anche alcune abitazioni,per vendicare la sconfitta subita.
Giunti a Novara a meta pomeriggio, Pasqualy e Martino si recarono al Castello sforzesco, precipitandosi dal direttore delle carceri per ordinargli l'immediata consegna di alcuni partigiani,prelevarono dalle carceri armi in pungo Lodovico Bertona, Aldo Fizzotti e Giovanni Bellandi, portandoli in Piazza Crispi, ora Martiri della Libertà dove alcuni mesi prima furono assassinati altri due partigiani, ora venivano trascinate nuove vittime,i tre vennero bastonati a sangue e successivamente fucilati. Soltanto l'indomani fu concesso il permesso di prendersi cura dei cadaveri e di dare loro una degna sepoltura.
Ma la squadraccia non era sazia di sangue. Le uniche attività di questo reparto di polizia repubblichina erano i rastrellamenti nei cascinai del basso Novarese, gli interrogatori di terzo grado, le bastonature, le torture, le sevizie, gli incendi, i ricatti e le taglie.
Non soddisfatti degli assassinii compiuti nella giornata a Castelletto di Momo e in Piazza Crispi a Novara. Rientrarono in carcere prelevando altre quattro persone, Vittorio Aina, Mario Campagnoli, Emilio Lavizzari e Giuseppe Piccini,i quattro furono trasferiti in Piazza Cavour dove sbattuti contro il muro di cinta del caffè Menabrea venivano falciati dalle raffiche di mitra e finiti con un colpo sulla nuca.
Come per i morti di Piazza Crispi, anche qui fu vietato a chiunque di avvicinarsi ai corpi dei caduti.
I cadaveri, lasciati lungo il muro del "Menabrea" restarono esposti alla pioggia sino al giorno seguente, quando poterono finalmente essere rimossi e condotti al cimitero.


Per non dimenticare lo sforzo compiuto alla lotta al fascismo




venerdì 20 luglio 2012

volantinaggio


Sabato 21 ore 17.00 presidio volantinaggio davanti alla prefettura per i condannati di Genova 2001

giovedì 19 luglio 2012

Carlo vive

Mi sono fermato un'istante che non finiva mai guardando Carlo, poi mi sono girato verso quegli assassini in divisa che indicavano il corpo coi manganelli e che cominciavano a correre verso di noi urlando. Sono corso via con le lacrime in volto, con la morte dentro e con quegli spari che mi rimbalzavano nei timpani. Ho visto la testa zampillare di sangue, e poteva essere la mia. Ho visto un corpo trucidato dal piombo, e poteva essere il mio. Ho visto un fratello cadere...era un mio fratello!!! Carlo era uno di noi. 
VERITA' SULL'OMICIDIO DI CARLO, VERITA' SUI FATTI DI GENOVA
 
CARLO VIVE
 
 

sabato 14 luglio 2012

Genova G8: Cassazione, ingiustizia è fatta

Ore 19.45, la sentenza viene letta in Cassazione. Ci vogliono alcuni minuti perché le posizioni sono diverse per i dieci manifestanti condannati per devastazione e saccheggio. Alla fine, queste le prime notizie, ci sono cinque manifestanti che si sono visti annullare la condanna con rinvio al processo di appello, tre ricalcoli di pena e due conferme della condanna ma il dato che non varia, al di là delle posizioni personali e soggettive – importantissime – è il dato politico. Come si fa ad arrivare undici anni dopo un terzo grado di giudizio per dieci manifestanti che sono accusati per azioni contro cose, mentre la sentenza per le sevizie e le torture nel caso Diaz ha visto condanne, ma senza carcere?
L’Avvocato Romeo a Radio Popolare: “Cinque persone da oggi entrano in carcere e altre cinque affronteranno un nuovo processo. La Cassazione ha confermato l’impianto della Coprte d’Appello. Per noi difensori ingiustizia è fatta. Il prezzo dei cittadini condannati è enorme, per azioni che sono state commesse su cose e non verso persone”.
Un verdetto che non modifica il primo e il secondo grado. Il reato fu inserito ai tempi dl fascismo, ma è quanto di più utile per la repressione contemporanea, che non riguarda solo i fatti di Genova undici anni fa, ma anche tutte le occasioni in cui si esprime il dissenso, anche in forma non pacifica, ma comunque contro cose e non persone.
Con la sentenza della Cassazione ci sono persone che sconteranno fino a quindici anni di carcere. Con buona pace per chi non solo se l’è cavata con una sospensione di qualche anno, grazie alle coperture guadagnate con la divisa. Il paragone con la sentenza per la Diaz è inevitabile. Quale devastazione e saccheggio si chiedeva ieri in una lettera appello Enrica Bartesaghi, presidentessa del Comitato Verità e Giustizia per Genova, che abbiamo pubblicato in questo stesso articolo.
Davanti alle immagini delle persone pestate, in ospedale, a Bolzaneto, dentro la scuola, vessate, torturate, oggi è svelato il grado di giustizia di cui si è capaci nelle aule di giustizia. Per non parlare della politica, che in undici anni non è stata solo assente, ma colpevolmente responsabile.

giovedì 12 luglio 2012

Alessio Lega racconta e canta


    Alle ore 21 di sabato 14 luglio

        in piazza Cesare Battisti (piazza delle Erbe) a Novara

 

 Alessio Lega

racconta e canta

ricordando genova 2001

 

Nessun poliziotto in galera per il pestaggio della Diaz.

Quando sarà il momento si provvederà sicuramente ad evitare ogni incomodo pure ai torturatori di Bolzaneto.

Delle manganellate in piazza e del gas CS non è il caso di parlare: nessun colpevole. E così pure per l'assassinio di Carlo Giuliani.

Intanto una decina di manifestanti, accusati solo di danneggiamenti di cose e non di attacchi o lesioni a persone, rischiano di marcire in galera anche per più di dieci anni.

Noi, nel luglio del 2001, eravamo a Genova con migliaia di ribelli provenienti da tutta Europa. Noi non dimentichiamo quei giorni, come non dimentichiamo nemmeno una delle vittime della repressione e della violenza poliziesca (da Stefano Cucchi a Federico Aldrovandi, tanto per fare un paio di nomi tra i più noti).

Nella stessa serata Alessio Lega presenterà il libro scritto a quattro mani con Ascanio Celestini ed edito da Elèuthera.

Organizza il Circolo Zabriskie Point con la Libreria di piazza delle Erbe.

CIRCOLO ZABRISKIE POINT NOVARA

www.zetapoint.org

f.i.p. luglio 2012 corso Milano 44/A Novara

mercoledì 27 giugno 2012

Genova 2001

Appello per una mobilitazione internazionale in solidarietà con i condannati per gli scontri [it-en-de-es]

Appello per una mobilitazione internazionale in solidarietà ai condannati per gli scontri di Genova 2001

Il 13 Luglio si terrà, presso la Corte di Cassazione di Roma, l'ultimo grado di giudizio del processo contro 10 tra compagne e compagni condannati per aver partecipato agli scontri avvenuti a Genova, nel luglio 2001, in occasione del vertice del G8.

Gli imputati sono stati condannati dal tribunale di Genova a pene pesantissime, dai 10 ai 15 anni, e ora le sentenze rischiano di diventare esecutive.

In dieci fungono da capro espiatorio: tramite loro lo Stato vuole attaccare le centinaia di migliaia di persone che scesero in strada quei giorni e in primo luogo quelli che contribuirono a scatenare la rivolta contro l’arroganza dei potenti. Non accettiamo la rappresaglia di Stato; colpire questi compagni significa sferrare una pesante offensiva contro l’intero movimento.

Nel frattempo i responsabili dei massacri indiscriminati,  dell’incursione alla scuola Diaz, delle torture di Bolzaneto e dell' assassinio di Carlo Giuliani dormono sonni tranquilli e vengono premiati per le loro operazioni di "bassa" macelleria.

Riteniamo che sia una nostra precisa responsabilità esprimere solidarietà ai compagni condannati, denunciare e res    pingere questa manovra repressiva, rivendicare il valore delle giornate di Genova.

Riteniamo inoltre che in questo periodo di violenti attacchi da parte del sistema capitalista ai danni degli sfruttati, sia importante contrapporsi alla criminalizzazione di tutte quelle lotte che fuoriescono dai ristretti spazi del consentito…Criminalizzazione che passa anche attraverso le pesanti condanne attribuibili grazie all’utilizzo del reato di "devastazione e saccheggio".

Per queste ragioni è importante dare vita a una mobilitazione in sostegno ai condannati. Lanciamo quindi un appello di solidarietà internazionale per dare corso ad iniziative e azioni nella settimana precedente il processo.

Inoltre, invitiamo tutti a partecipare al presidio di solidarietà che si terrà il giorno dell’udienza presso la corte di cassazione di Roma, per fare sentire direttamente la nostra voce agli inquisitori.

06 -12 Luglio
Giornate di mobilitazione

13 Luglio
Presidio sotto la Corte di Cassazione a Roma

Bari. Bomba fascista al "Socrate occupato"

Tre potenti bombe carta di cui una inesplosa contro l'ex liceo Socrate di via Fanelli, ora adibito a presidio per l'emergenza abitativa dei migranti. Uno degli ordigni ha anche ferito gravemente al viso un ragazzo sudanese ospite della struttura. È questa la denuncia del collettivo di supporto alla causa, preoccupato per l'attentato a loro dire mirato, avvenuto nella notte tra il 23 e 24 giugno.

Prima è arrivato il lancio di sassi contro la facciata anteriore dell'edificio "per spingere i migranti che dormivano ad uscire per controllare cosa stesse succedendo" si legge nella nota, e poi sono state lanciate le tre bombe contro le finestre del pian terreno. Il giovane nordafricano che ha rischiato di perdere un occhio.
"Questa vigliaccata appartiene chiaramente ad una cultura fascista e razzista" scrive il collettivo che richiama l'attenzione alla coincidenza con il raduno nazionale di Forza Nuova tenutosi fino a qualche ora prima a Corato, con la presenza del leader Roberto Fiore. "Tutto ciò ci disgusta ma non ci spaventa - continua il comunicato - Il Socrate Occupato continuerà ad essere una casa, un diritto per i rifugiati politici che due anni e mezzo fa decisero di non voler più dormire al freddo in stazione, e nessun rigurgito fascista o razzista potrà impedirlo".

distrutto csoa corto circuito

Oggi martedì 26 giugno 2012 alle ore 5.30 un incendio di enormi proporzioni ha raso al suolo uno dei due padiglioni del C.S.O.A. Corto Circuito. In meno di un’ora le fiamme si sono propagate lungo l’intera struttura distruggendo completamente l’Osteria, la Sala Concerti e i laboratori della scuola popolare. Neppure l’intervento dei Vigili del Fuoco è stato sufficiente per tamponare l’entità del rogo.
Il danno subito è inestimabile e il padiglione non è in alcun modo recuperabile. Le cause tutt’ora non sono state accertate e in questo momento non vogliamo escludere nessuna ipotesi: per questo vogliamo che venga fatta immediatamente chiarezza sulla vicenda.

In quel padiglione vivevano il sudore, il coraggio, gli investimenti, i desideri di centinaia di persone che con passione hanno da vent’anni costruito un’esperienza unica. Un’esperienza fatta di auto reddito per chi lavora nell’Osteria Popolare offrendo ottimo cibo a prezzi contenuti e una rara occasione di socialità per il quartiere e non solo. Tanti tavoli per decine di ragazzi che tutti i pomeriggi studiano nella Scuola Popolare, praticando un modello di scuola differente, che parte dalla base. La “Sala Blu” che ogni settimana ospita concerti, presentazioni di libri, dibattiti e assemblee, scuole di danze popolari e salsa, una sala prove a disposizione di gruppi teatrali e musicali.
Il Corto Circuito costituisce da ventidue anni un punto di riferimento per il quartiere, per l’intera città di Roma e per tutti i movimenti che si sono proposti di immaginare un mondo diverso, è una delle realtà politiche che nella città rappresenta un polo di connessione per tanti e tante. Vogliamo che questa immensa risorsa che abbiamo prodotto grazie alla cooperazione e al lavoro di tutti non  diventi cenere!
Già 21 anni fa, un vile attacco fascista distrusse un padiglione del nostro centro sociale all’interno del quale morì Auro Bruni. Anche quella volta siamo ripartiti e sulle ceneri di quello spazio oggi vive il campo di calcetto dedicato ad Auro.
Oggi come allora nessuno ci fermerà, la ricostruzione è già ricominciata. Domani le attività riprenderanno, grazie alla solidarietà delle Cucine Popolari di tutta la città, con la festa di fine corsi della Palestra Popolare e una grande cena di sottoscrizione.
Già in queste ore abbiamo ricevuto centinaia di testimonianze di solidarietà. Abbiamo bisogno di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, credere che dalle ceneri del vecchio padiglione crescerà un’esperienza ancora più forte. Questa sfida la possiamo vincere solo tutti insieme. Insieme a coloro che in questi anni hanno attraversato il centro sociale, insieme agli atleti e alle atlete delle Palestre Popolari, agli studenti della scuola popolare, a tutti coloro che hanno gustato un piatto della nostra cucina, a tutti colori che hanno tirato un calcio nel campo di calcetto, a tutti quelli che hanno suonato, cantato recitato al Corto Circuito o che solo avrebbero voglia di farlo. Insieme a tutti i fratelli e le sorelle che abbiamo incontrato nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo nelle lotte quotidiane contro le guerre, le ingiustizie e i potenti per costruire ora e adesso il nostro mondo possibile.
Vi invitiamo quindi a passare con la voglia di partecipare a questa sfida, aderendo alle iniziative di sostegno che stiamo definendo, sottoscrivendo il conto corrente per la ricostruzione, ma anche contribuendo con le vostre competenze, lavoro e anche solo con un sorriso!
PRIMI APPUNTAMENTI
Mercoledì 27 ore 20,00:
cena sociale di sottoscrizione a cura delle Cucine Popolari della città e festa conclusiva dei corsi della Palestra Popolare Corto Circuito con passaggi di cinture di kick boxing e saggio di salsa
Sabato 30 ore 19,00:
Presentazione del libro A Riot of my own di Stefano Dorigo e Pantaleo Elicio, partecipano: Nunzio D’Erme, Benedetto Vecchi ( il manifesto), Bruno Seghetti modera il Duka ( scrittore). Degustazione a cura di Social Wine, a seguire Valerio Mastrandrea, Saverio Raimondo e concerto live di Emilio Stella.
Invieremo aggiornamenti continuamente su facebook, twitter e sul sito, già da domani inizieremo ad organizzare momenti di lavoro collettivo, eventi e iniziative per ricostruire tutti insieme il Corto Circuito.
Per info 3294037069
Per contribuire alla campagna di ricostruzione del csoa Corto Circuito:
codice iban IT 43 O 03015 03200 000000125925 ; Causale: ricostruzione cortocircuito.
Bic: UNCRITMM

giovedì 14 giugno 2012

info


Da informa-azione: Alle 4 di questa mattina i carabinieri del ROS hanno fatto irruzione in una quarantina di abitazioni attuando l'operazione repressiva contro il movimento anarchico denominata "Ardire", ordinata dalla pm Manuela Comodi di Perugia: 10 arresti (8 in Italia, 1 in Germania e 1 in Svizzera) e 24 indagati.
Per quanto riguarda le misure cautelari in Germania e Svizzera, si tratta di due anarchici già sequestrati dallo Stato da diversi anni, G.P.  D.S. e M.C.
Tra i nomi degli indagati sono presenti anche molti compagni e compagne prigionieri/e in Grecia per il processo alla CCF.
Tra le abitazioni perquisite, ufficialmente in cerca di materiale esplodente, documenti informatici e cartacei, anche quella di un curatore di informa-azione, a cui hanno sequestrato, tra le altre cose, i computer necessari per l'aggiornamento del sito, e di due compagni di Culmine, tratti in arresto. Attendiamo maggiori notizie per comprendere nella sua interezza la portata e la strategia sottendente questa operazione repressiva. Non attendiamo invece ad esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i compagni e le compagne colpiti da perquisizioni, indagini e arresti.

Era la notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008, quando i carabinieri di
Varese fermavano Giuseppe Uva e il suo amico Alberto. Giuseppe morì alle prime ore del mattino, in seguito al pestaggio subito nella caserma di via Saffi e ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) non autorizzato. Un omicidio di Stato che come quelli di Lonzi, Cucchi, Aldrovandi, vuole venire insabbiato e sterilizzato nei tribunali in cui il potere si auto-assolve.

Antifa


Novara: Corteo Antifascista

Il fascismo può sembrare qualcosa di vecchio, di inattuale, invece c’è, esiste ancora e si fa sentire bene soprattutto negli ultimi tempi in cui il futuro è incerto. Si fa sentire soprattutto in un contesto in cui non è più chiaro cosa sia il fascismo: si confonde nelle istituzioni, si nasconde dietro finti valori, si veste di qualunquismo appoggiato ai banconi dei bar.
I fascisti ci sono, esistono ancora e sono pericolosi. Pericolosi soprattutto per la loro capacità di confondersi bene tra movimenti politici istituzionali o sociali, senza contare il grande supporto che ricevono dai partiti affini. Facendo finta di avere scopi sociali, in realtà promuovono lo scontro più becero fra i cosiddetti “poveri” italiani e quelli di altre nazionalità con la scusa di dare lavoro e casa prima agli appartenenti alla nostra “nazione”, facendo aumentare l’odio razziale e non solo. Di sicuro è uno dei motivi per cui la sede di Casa Pound si trova nel quartiere popolare multietnico, vogliono porsi quasi come “un’ambasciata” italiana in una zona con una forte presenza di migranti nella città di Novara.
Il problema vero, e vogliamo ribadirlo, è tutta questa società che opprime TUTTI senza distinzione. Di sicuro non bastano raccolte di pane e cibo per gli abitanti di un quartiere per fare della socialità.

Il 9 giugno gli antifascisti di Novara hanno organizzato un corteo per le strade cittadine e un concerto serale in un quartiere popolare della città, in risposta ad un’iniziativa di Forza Nuova svolta lo stesso giorno nella provincia di Novara e in risposta a tutte le aggressioni di stampo fascista che stanno avvenendo in questo periodo in tutto il territorio nazionale.

Il corteo si è mosso per tutto il pomeriggio partendo dalla stazione e proseguendo lungo alcune delle strade principali della città e a ha visto la partecipazione della cittadinanza antifascista, numerose associazioni e molti compagni accorsi da altre città.
Il corteo è iniziato con un intervento in ricordo della madre di Valerio Verbano, scomparsa pochi giorni fa, e poi è proseguito con numerosi interventi per spiegare alla cittadinanza le motivazioni della manifestazione e raccontare quello che sta avvenendo a livello nazionale. Arrivati alla conclusione del percorso prestabilito, il corteo intendeva con convinzione proseguire verso la sede cittadina di Casa Pound distante circa 200 metri da dove si sarebbe concluso il corteo e svolto il concerto, ma un ingente dispiegamento delle forze dell'ordine ha impedito il proseguimento che si è concluso con un blocco del traffico per circa un’ora, con il corteo schierato davanti agli agenti di polizia pronti per proseguire. In lontananza si vedevano circa una ventina di fascisti fuori dalla loro sede protetti dalle forze dell’ordine.
Sciolto il corteo la giornata è proseguita con un concerto terminato poi in tarda serata.

Durante la giornata c’è stata una buona risposta da parte della cittadinanza ed è stata una dimostrazione ben riuscita, da parte degli antifascisti, che la lotta contro il fascismo non è finita e non si è nemmeno calmata. Gli antifascisti a Novara sono sempre pronti a dare una risposta ad ogni azione da parte dei fascisti e a portare avanti le proprie iniziative.
La lotta antifascista autorganizzata non si ferma.

antifascisti novaresi

martedì 5 giugno 2012

CONCERTO ANTIFA


ASSEMBLEA PUBBLICA


Il 9 giugno 2012 avrà luogo un raduno fascista in provincia di Novara. In quanto antifascisti esprimeremo il nostro dissenso verso questa massa di nostalgici e verso tutti quelli che, non per forza in modo diretto, permettono a questi gruppi di radicarsi in città.
Il giorno stesso verrà lanciata un’iniziativa contro la presenza dei fascisti a Novara e contro ogni forma di fascismo ovunque. La giornata prevede un corteo al pomeriggio seguito da un concerto con banchetti e materiali informativi all’area mercato di S.Agabio.
INTANTO INVITIAMO LA CITTADINANZA ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA CHE SI TERRÀ GIOVEDÌ 7 GIUGNO ALLE h 09.00 PRESSO LA SALA DI QUARTIERE DI VIA MONTE SAN GABRIELE 19/C PER DISCUTERE DELLE TEMATICHE DELL’INIZIATIVA.

mercoledì 30 maggio 2012






il 9 giugno 2012 in provincia di novara avrà luogo un raduno fascista in vista di un loro concerto. come giovani ed antifascisti ci sentiamo di dire no a questo incontro di apologeti del vecchio regime che si nascondono dietro improbabili e sedicenti associazioni culturali. pertanto rilanciamo per quella stessa giornata una serie di iniziative per porci contro raduni di questo tipo e ribadire alla città il nostro dissenso verso ogni forma di fascismo, compresa l'apertura della sede di casa pound novara. la giornata si articolerà con un corteo pomeridiano in città e a seguire un concerto all'area mercato di s.agabio.

venerdì 18 maggio 2012

nof35


Sabato 19 ore 15.30 pz.Matteotti presidio con banchetto informativo nof-35


giovedì 10 maggio 2012

AbitareNovara

Sabato 12 ore 15:00 angolo delle ore, presidio per il diritto alla casa
AbitareNovara
 
 

no tav

Venerdì 11 ore 17:00 banchetto informativo no tav pz.garibaldi (stazione) 
 
 

lunedì 23 aprile 2012

25 Aprile


Oggi come ieri
Mercoledì 25 aprile ore 10:00 pz.martiri commemorazione dei cippi partigiani.

Abitare Novara


NESSUN VERO CAMBIAMENTO

Il problema del diritto alla casa è sempre più incisivo nella città di Novara. Tutti ne parlano, tutti si lamentano ma risoluzioni concrete non si sono ancora viste. E’ diventato più che altro un dialogo tira e molla tra partiti di opposte fazioni composto da frasi banali per, come si usa dire, tirare l’acqua al proprio mulino. E intanto che le varie giunte giocano al “chi c’è la più duro” con l’opposizione, il numero degli sfratti aumenta così come il numerosi case abitabili vuote. Fino all’anno scorso ci siamo trovati davanti alla “giunta del doppio gioco” che arrancando per arrivare a fine mandato e per farsi rieleggere credeva di potersi rigirare i cittadini dando contentini qua e là. Ma in realtà non era proprio così, dato che nel gennaio 2011 siamo arrivati ad occupare la palazzina in via S. Bernardino da Siena per 4 famiglie senza casa. La vecchia giunta al posto di risolvere la situazione di queste persone aveva pensato bene di mandare 150 agenti di polizia in antisommossa per sgomberare il palazzo. A questo punto inizia la campagna elettorale ed ecco che spunta la coalizione di sinistra, questi partiti si presentano come il cambiamento che ci voleva in una città come Novara logorata da anni di giunta leghista. Si, cambiamento, ma de che? Perché ora come ora non si è proprio sentito il cambiamento, anzi si è semplicemente passato il testimone dell’incompetenza. Oltretutto non è neanche iusto parlare di incompetenza, bisognerebbe parlare di menefreghismo e del guadagno sulle spalle altrui. Quindi è inutile da parte della “destra” e di chi li segue di gongolare sul malgoverno dell’attuale giunta per accaparrarsi di nuovo consensi e viceversa è inutile che la “sinistra” si presenti come la politica che sta dalla parte del cittadino perché quello che conta è ciò che si fa e non si sta facendo niente!
Per esempio sono quattro mesi che un padre con figlio maggiorenne a carico sta attendendo una risposta dal comune e dai servizi sociali per il suo caso d’emergenza. Dopo aver perso il lavoro il signore non potendo pagare l’affitto è stato sfrattato, per adesso si sta arrangiando a vivere da amici. E’ inaccettabile che assistenti sociali e il tavolo delle emergenze oltre a non intervenire sul caso non si rendono disponibili nemmeno per un colloquio.
Queste situazioni purtroppo avvengono anche con famiglie con figli molto piccoli.
Sempre ricordando che viviamo in una situazione di crisi, e che quindi sempre più gente si ritrova con gravi difficoltà economiche chiediamo risposte immediate.
Chiediamo perché ci siamo ancora innumerevoli stabili popolari interamente murati
Chiediamo perché si preferisca tenere case sfitte e inutilizzate
Chiediamo perché ci siamo svariate strutture presenti nel territorio novarese lasciate in totale abbandono e degrado che potrebbero essere riconvertite e riutilizzate a scopo abitativo
E soprattutto ci chiediamo perché l’unica risposta che viene data a queste domande è quando va bene il menefreghismo se non come in altri casi la repressione, repressione verso cittadini che cercano di rendere la propria vita dignitosa e repressione contro chi è solidale.

ABITARENOVARA
LABORATORIO A
laboratorio-a.blogspot.com

venerdì 20 aprile 2012

venerdì 2 marzo 2012

no tav

FERMARCI E’ IMPOSSIBILE

Oggi vogliono confinare i No Tav in carcere, ai domiciliari, al confino nelle loro città; si vogliono colpire la valle e il movimento di opposizione all’alta velocità/capacità tentando di terrorizzarli, di spaventarli e criminalizzarli, con gli agenti in borghese che stringono la pistola alla cintola e fanno irruzione nelle case, mettono le mani negli armadi e nei cassetti, trattano in tutta Italia come pericoli per la società persone colpevoli di aver manifestato contro la devastazione ambientale, contro l’incubo della militarizzazione delle nostre vite. L’operazione poliziesca “Sì Tav” è anzitutto un messaggio politico, un messaggio mediatico. È rivolto, oltre che al movimento, all’intero paese. Si vuole dare una rappresentazione della lotta che ottenga l’obiettivo che la schiera di giornalisti prezzolati non è finora riuscita ad ottenere: rendere i No Tav antipatici alla massa dei telespettatori/elettori/consumatori (gli italiani, così come sono considerati dal potere). L’operazione poliziesca vorrebbe creare una rappresentazione secondo cui, dietro a una “etichetta”, il No Tav, esiste una rete nazionale di oppositori ideologici, estremisti, lontani dalla valle ma vicini ai fantasmi di cui lo stato ha sempre bisogno per sconsigliare ai cittadini di organizzarsi e resistere. I mezzibusti del tg sono stati ben attenti a qualificare gli arrestati non come No Tav “ordinari”, ma come “antagonisti No Tav”: non una parte del movimento, ma una parte estranea al movimento. Illusi. Loro stessi non credono più a ciò che dicono, si vergognano quasi nel dirlo, perché sanno di non essere più creduti. Ormai tutti sanno la terribile e splendida verità: questa valle, tutta la valle, ha preso la strada della resistenza. Le lobbies del Tav, non essendo riuscite quest’estate, proprio attraverso i giornalisti, a infinocchiare la Val Susa con la storia dei black bloc (la valle aveva risposto: “Siamo tutti black bloc!”), provano ora, in modo odioso e patetico, a infinocchiare il resto d’Italia attraverso i magistrati. La valle ha risposto ieri sera, con le fiaccole a Bussoleno: “Siamo tutti colpevoli!”. Sanno che è un gioco rischioso: la solidarietà valligiana è in queste ore fortissima, quella nel resto d’Italia si sta dimostrando altrettanto estesa e determinata.

La valle e il Tav sono inconciliabili, così come la militarizzazione e la dignità, la politica cialtrona e l’intelligenza, i lacrimogeni e la libertà di manifestare. Né i valsusini, né coloro che con essi sono stati o sono solidali, in Italia e in Europa, sono uniti tra loro da un’ideologia: la realtà da combattere e quella da affermare sono un vincolo molto più solido, più comprensibile, e per nulla neutrale. Ad oggi, non un chiodo per il progetto Tav è stato piantato. Questo è un movimento delle persone contro i robocop, dei beni comuni contro gli interessi privati, delle intelligenze contro la brutalità e l’arroganza che non conoscono discussioni; per questo ha potuto resistere vent’anni alla demonizzazione giornalistica, alle intimidazioni, alla disinformazione, agli incendi dei presidi, alle gomme tagliate, agli arresti, alle botte. Resisteremo anche alla retata della vergogna, alla retata del 26 gennaio. I No Tav non rischiano soltanto la galera, ma la vita durante le manifestazioni; c’è chi ha riportato ferite permanenti, chi ha rischiato e rischia la vista e l’udito, chi è finito in coma. Chi è stato in valle, chi ha visto e ha rischiato con noi, lo sa. Non abbiamo paura. I nostri compagni in carcere non hanno paura. Non cederemo di un millimetro, resisteremo un metro e un istante in più di loro. Che sarebbe stata dura, lo sapevamo e lo sappiamo; che sarà forse ancora più dura, in futuro, ce lo aspettiamo. Ma non ci arrenderemo, e l’Italia già se lo aspetta. Vinceremo noi, alla fine. Abbiamo resistito e resistiamo a tutto, perché non rinunciamo a nulla.

Fermarci è impossibile!



Comitato di lotta popolare No Tav
Laboratorio-A - Novara
NO-TAV NOVARA

martedì 7 febbraio 2012

Abitare Novara

Oggi 07.02.2012 una ventina di compagne/i intorno alle 9.30 hanno bloccato uno sfratto all'ultimo accesso,la famiglia in questione era stata minacciata dal padrone di casa e dal ufficiale giudiziario che se non avessero lasciato l'appartamento sarebbero intervenuti con la polizia.

Questo non e avvenuto e si e riuscito a ottenere una proroga di un mese e la certezza di un altro alloggio se ciò non avverrà,il collettivo Abitare Novara si mobiliterà affianco alla famiglia .


LA CASA E UN DIRITTO!!!!