giovedì 15 dicembre 2011

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

Giuseppe Pinelli nato a Milano il 21 ottobre del 1928, nel 44/’45 partecipò come staffetta alla Resistenza Antifascista come staffetta delle Brigate Bruzzi e Malatesta.
Anche dopo la fine della guerra resta molto attivo e convinto partecipando alla crescita del movimento anarchico a Milano.
Nel 1965 è tra i fondatori del circolo “Sacco e Vanzetti” chiuso poi nel 1968 per uno sfratto, il 1° maggio dello stesso anno venne inaugurato il circolo “Ponte della Ghisolfa” attivo tutt’ora.
Dopo gli arresti di anarchici per le bombe esplose il 25 aprile 1969 alla stazione centrale e alla fiera campionaria di Milano, nell’ambito della Croce Nera Anarchica, Pinelli s’impegna nella raccolta di pacchi di cibo, vestiario e libri da inviare ai compagni in carcere (ovviamente poi tutti assolti nel 1971).
Il 12 dicembre del 1969 viene portato nei locali della questura di Milano per la strage di Piazza Fontana. Tre giorni dopo fu “suicidato”, lanciato, giù dal 4° piano della questura dove da tre giorni era in corso l’interrogatorio portato avanti dal commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno presenti nella stanza al momento del “suicidio” di Pinelli, i presenti poi saranno tutti elevati di grado per “meriti”.
Il questore Marcello Guida, nel 1942 uomo di fiducia di Benito Mussolini, 20 minuti dopo, dichiara che il Pinelli si è suicidato e che il suicidio è un’ammisione di colpevolezza perché "l'alibi era crollato".
La tesi del suicidio fu portata avanti da 3 versioni ufficiali, avvallate dalla magistratura:
Nella prima versione Pinelli senza essere visto durante una pausa dell’interrogatorio si alza, si stiracchia e poi con un “balzo felino” si getta dalla finestra. (balzo felino come dichiarato dal questore di Milano per descrivere l’accaduto).
Nella seconda versione Pinelli invece si alzò per stiracchiarsi e si avvicinò lentamente alla finestra come per prendere una boccata d’aria, aprì la finestra e si lanciò di sotto, stavolta è stato visto e i presenti hanno provato a fermarlo senza successo.
Nella terza versione sempre data dalla polizia Pinelli si alza per stiracchiarsi, si dirige lentamente verso la finestra come per prendere una boccata d’aria e apre la finestra per lanciarsi di sotto, anche stavolta viene visto ma non riescono a fermarlo ma nel tentativo di bloccarlo ad un’agente resta in mano una scarpa di Pinelli.
Tre tesi un po’ contrastanti e con molte lacune… L’ultimo giorno Pinelli alla mattina incontra la madre, era tranquillo e sereno, sicuro di uscire perché non c’era nulla a suo carico. Nella sera sente anche la moglie dicendogli di rintracciare un libretto ferroviario che certificava un viaggio compiuto da Pinelli, una prova a suo favore.
Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga m. 3,56x4,40 e contenente vari armadi e scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. La stranezza è che la finestra fosse aperta, trattandosi di dicembre e di notte. Pinelli cade scivolando lungo i cornicioni. Aldo Palumbo, cronista dell'Unità, mentre cammina sul piazzale della questura sente un tonfo poi altri 2 ed è un corpo che cade dall'alto, che batte sul primo cornicione del muro, rimbalza su quello sottostante e infine si schianta al suolo per metà sul selciato del cortile per metà sulla terra soffice dell'aiuola. Non si è dato quindi nessuno slancio. Egli cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato. Aveva tutte e due le scarpe quando fu trovato nel cortile della questura.

Giuseppe Pinelli, assassinato per coprire una strage di Stato (la strage di Piazza Fontana), perché era un testimone scomodo.
Ucciso perché anarchico

“A Giuseppe Pinelli ferroviere anarchico ucciso innocente
 nei locali della questura di Milano il 16-12-1969”

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